Il mese scorso ha segnato tre anni da quando ho dato le dimissioni da servitore di ministero, gettato via la mia cravatta e ho lasciato la religione in cui ero stato praticamente tutta la vita. Sono uscito da un culto coercitivo e, per così dire, sono entrato in uno strano, nuovo mondo.
Uno sguardo al mondo “al di fuori della bolla” ha rapidamente suscitato in me sensazioni e sentimenti che io definisco come “rinviati”. Se hai perso una persona cara, subito una separazione, sofferto di ansia o depressione come Testimone di Geova, ti è stato probabilmente detto di pregare per avere l’aiuto di Geova, leggere la Bibbia o cercare consiglio da parte di membri “maturi” della congregazione.
Tutte le emozioni naturali che si agitano dentro la mente di una persona non vengono mai veramente elaborate. Invece, sono respinte o “rimandate”. Perché, d’altronde, prendersi la briga di affrontare questi traumi quando la risposta a tutti i nostri problemi è un utopico futuro paradiso?