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I rifiuti industriali hanno un’enorme potenzialità in termini di seconda vita. Da computer, telefonini ed elettrodomestici si possono estrarre enormi quantità di argento, platino, oro e palladio. Insomma: si possono fare tanti soldi.
Una storia di questo tipo è stata raccontata da Federico Fubini sul Corriere della Sera e parte dal cuore di uno dei distretti industriali dell’oreficeria, appunto quello di Arezzo, dove soffia impetuoso il vento della crisi. Molte aziende chiudono, altre si ridimensionano. Invece la Chimet dall’inizio della Grande Crisi ha raddoppiato il fatturato, passando da mezzo miliardo di euro a 1,2 miliardi di euro. Come? Riciclando i rifiuti e ricavandone lingotti di metalli preziosi.
COMBATTERE LA CRISI RICICLANDO I RIFIUTI. L'azienda acquista in tutto il mondo, anche nelle più sperdute discariche, vecchi computer, elettrodomestici inutilizzabili, e perfino marmitte catalitiche usate. Poi li fonde in forni elettrici ad altissima temperatura, e alla fine ne estrae oro, platino, argento, rodio e palladio. Ed esporta i prodotti finiti, innanzitutto in Gran Bretagna. La storia della Chimet non è isolata, sono suoi concorrenti diverse aziende, anche molto più piccole, che fanno la stessa cosa e hanno riconvertito le loro attività nei diversi distretti dell’oreficeria. Il mercato è enorme, considerando la quantità di apparecchi che sono disponibili alla riconversione e tenendo conto che un vecchio computer può contenere tra lo 0,10 e lo 0,20 grammi di oro per ciascun chilo...
Cosa c'entra questa storia con l'organizzazione dei Testimoni di Geova? Vediamo...