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“Non c’è nulla di male se una persona cerca di confutare gli insegnamenti e le pratiche di un gruppo religioso che ritiene in errore”.
(Svegliatevi! 8 settembre 1997, pagina 6)

"Nessuno dovrebbe sentirsi obbligato a seguire una forma di adorazione che considera inaccettabile o a scegliere fra le proprie credenze e la propria famiglia." (Svegliatevi! Luglio 2009 p.29)

martedì 19 luglio 2016

I Pupi



Da ‘Il berretto a sonagli’:   di L. Pirandello
CIAMPA uno dei personaggi della commedia ad un certo punto dice:
"Pupi siamo... lo spirito divino entra in noi e si fa pupo, pupo io, pupo lei, pupi tutti. Dovrebbe bastare, 'santo Dio, esser nati pupi così per volontà divina. Nossignori! Ognuno poi si fa pupo per conto suo: quel pupo che può essere o che si crede di essere. E allora cominciano le liti! Perché ogni pupo, signora mia, vuole portato il suo rispetto, non tanto per quello che dentro di sé si crede, quanto per la parte che deve rappresentare fuori. A quattr' occhi non è contento nessuno della sua parte: ognuno, ponendosi davanti il proprio pupo, gli tirerebbe magari uno sputo in faccia. Ma dagli altri no; dagli altri lo vuole rispettato".

Il Pirandello da buon siciliano usa la metafora dei pupi per evidenziare come l’uomo in realtà non è libero, ma ogni sua scelta e pensiero è condizionato dalla propria etnia o ambiente di vita  i quali esercitano i loro condizionamenti in modo più o meno evidenti. Si è pupi non per scelta ma perchè lo si è sul piano del proprio essere. Si è di fronte ad una inevitabile  mancanza di libertà. Per questo motivo l’unica difesa è l’orgoglio che cerca di alleviare quel senso di inutilità e di vuoto nei confronti di altri pupi o di altri uomini cercandovi una sorta di consenso che possa in qualche modo permettere di conservare una parvenza di rispettabilità e di credibilità, coprendo altresì  i propri egoismi, cattiverie, limitazioni e intolleranza verso altri. A volte si vuole essere anche pupi per scelta come dice il personaggio “…., non tanto per quello che dentro di sé si crede, quanto per la parte che deve rappresentare fuori”.




Per chi non conoscesse i pupi siciliani ( ma ne dubito fortemente ) questi sono simili alle marionette ma si differenziano dal fatto che al posto dei fili per muoverle vengono utilizzate dai pupari  delle aste rigide di metallo che permettono un movimento più libero, articolato e sicuro oltre ad un perfetto controllo da parte dei pupari. Quando ci sono le rappresentazioni lo spettatore non vede il puparo che li muove coperto dalla sceneggiatura ma si concentra sui personaggi e sulle loro storie e la voce che rende vive i dialoghi sono dei pupari stessi. ( Libro inèdito: SICILIA BEDDA vol. 2 di D'urso S.)

Questa storia teatrale di Pirandello mi è venuta in mente considerando la scrittura: di Giovanni 8:31-32 “ la verità vi renderà liberi”.  

Solo la verità che possiamo trovare nelle parole e negli insegnamenti del Cristo rendono l’uomo libero da inganni e falsità e gli permette in modo individuale di seguire non solo  la via indicata da Gesù,  ma anche la stessa libertà dello scegliere di vivere questa verità secondo la propria conoscenza e  coscienza addestrata dalla Bibbia.

Ma se non seguiamo “questa verità”,  possiamo  allora pensare o dire di essere liberi? Se pensiamo, agiamo e parliamo esattamente come altri ci  impongono di pensare, agire e parlare, siamo veramente liberi o siamo come dei pupi controllati dai pupari nascosti dal teatrino  che ci obbligano a muoverci secondo la loro volontà e i loro fini utilizzando le aste metalliche a noi legate e se i dialoghi e  le voci che si sentono che potrebbero anche apparire nostri ma che in realtà sono le voci dei pupari,  che parlano per noi e ci fanno dire quello che loro vogliono che diciamo, è veramente questa la libertà in cui crediamo?

Questo modo di agire ( da Puparo) è indiscutibilmente tipico dei governi e dei loro politicanti, ma anche della religione che sa usare lo stesso sistema divenendo nel tempo esperti pupari, religioni che  spingono milioni di persone ad agire, pensare e  parlare secondo il credo di una o di poche persone. Quante gesta eclatanti e insensate  spesso udiamo compiuti da esseri umani solo per seguire o ubbidire al  credo o a delle direttive imposte loro da questi capi o fratelli (come alcuni amano definirsi), direttive estreme ed a volte  incomprensibili  inculcate dai capi religiosi che poi di religioso hanno solo l’apparenza e nulla più.

Azioni, pensieri, parole che risultano il più delle volte  incomprensibili da parte di chi ha una coscienza ed un briciolo di umanità.

Può anche accadere che la verità venga barattata ricevendo in cambio delle opportunità o privilegi per orgoglio personale, per provare a sopperire la propria mancanza di autostima o per alleviare quel senso di inutilità e di vuoto che la vita ci ha imposto, cercando negli altri un qualche consenso che altrimenti non si avrebbe mai e che in qualche misura ci renda accettati e rispettati dagli altri. Altri invece accettano volontariamente di essere condizionati e manovrati come le aste dei pupi per coprire i propri egoismi e cattiverie, le proprie intolleranze o rivalse verso chi più fortunato o migliore con la scusa che essi pur non volendolo sono costretti ad ubbidire a delle direttive emesse dai pupari  giustificando quindi cosi le proprie azioni immorali sotto la copertura di  insegnamenti religiosi.

A volte altri ancora si giustificano dicendo che sono liberi e se fanno delle scelte come restare all’interno di un partito politico o di una qualche religione o di uscirne non facendone più parte è una scelta libera e personale e che questo  indica che non sono soggetti a nessuno, ma è veramente cosi? Se sei titubante, indeciso o timoroso per qualche forma di ritorsione o di poter perdere quella realtà che ti sei costruita attorno a te ed in cui convivi forse con malessere e forse anche senza felicità, in effetti probabilmente non sei affatto libero di scegliere, o se non sei libero di credere in qualche cosa di diverso dallo standard imposto dai capi religiosi , allora, forse non hai tutta quella libertà che pensi di avere.

Altri invece pur rendendosi conto  di come stanno le cose ed avendo anche la possibilità di rompere i legami raffigurate come aste, continuano la loro finzione perché devono sostenere la parte che rappresenta se stessi alla vista degli altri, cioè devono continuare ad apparire secondo i canoni che il gruppo ha deciso per tutti come dice il Ciampa: quanto per la parte che deve rappresentare fuori” . Ma anche questa è una finzione di libertà che copre una reale schiavitù a cui siamo soggetti o che ci è stata imposta,  fatta di catene che non riusciamo a rompere, non perché siano fatte chissà da che tipo di materiale indistruttibile,  ma catene più fragili ed allo stesso tempo, a volte, più dure da rompere, le catene  mentali.

Si può gridare  a squarciagola a tutti ed anche a se stessi di essere liberi ma ci si deve chiedere se onestamente lo siamo davvero. 
Alla fine, come non dare ragione al personaggio di Pirandello, il Ciampa, che dice “….. pupo io, pupo lei, pupi tutti”.

 Magari la verità è che, in fondo in fondo, chi più chi meno, siamo tutti un po’ PUPI.



Zeroassoluto



NOTA DELL’AUTORE:

I PUPI senza le aste metalliche che li sorreggono non potrebbero neppure stare in piedi in modo autonomo, essi dipendono in tutto e per tutto dai Pupari che decidono, quale pupo usare,  se usarlo ed in che modo usarlo. I pupi sono inermi perché non hanno vita in sé. Questa similitudine la possiamo anche riscontrare in quei individui che sono posti in determinate posizioni non da se sesti ma dai Pupari che decidono chi mettere e come utilizzarlo, questi individui non hanno vita in se nel senso che sono privi di una personalità tale da essere in grado di agire in modo autonomo e sono altresì privi della  capacità di valutazione che richiedono azioni determinate e mirate, infatti, nel momento in cui costoro sono messi da parte o abbandonati a se stessi dai Pupari si nota immancabilmente come perdono quasi immediatamente ogni vitalità,  non sono più utili a niente e nessuno, (non lo erano anche prima ma adesso se ne rendono pienamente conto), la loro tracotanza e orgoglio viene sostituita dal senso di vuoto, inettitudine, incapacità di vivere e relazionarsi con gli altri anche nelle forme e nei modi più semplici, richiudendosi alla fine completamente in se stessi.





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11 commenti:

  1. Ringrazio Zeroassoluto per questo post originale che ci farà molto riflettere...

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  2. Zero, che bel post! Molto profondo e capace di toccare corde anche nascoste in ciascuno di noi...

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  3. Bel paragone, in effetti siamo manovrati da molte forze intorno a noi, non solo in campo religioso, ad esempio il marito di una amica ha perso il lavoro a 50 anni e non riesce a riprendersi, si sente inutile e non ha nessun hobby, che tristezza avere il lavoro come unico scopo nella vita, ma un parallelo mi viene spontaneo pensando a quei tdg che non hanno il coraggio di distaccarsi perchè hanno paura del vuoto che rimarrebbe, il sentirsi pupi che si accasciano senza il puparo che li sostiene.

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  4. Non ci siamo....Perdere il lavoro a 50 anni caro complottista è l'equivalente di cadere in disgrazia e purtroppo oggi come oggi è assolutamente indispensabile se vuoi sopravvivere.
    e per quanto riguarda i TDG il problema è relativo perché la maggioranza dei giovani sono tutti bamboccioni che oltre a non sposarsi e rendersi indipendenti bivaccano all'ombra dei genitori e della congregazione aspettando tempi migliori....
    Loro dicono.......

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    1. x Stefano: Mi riferivo più allo scopo nella vita, questo signore non ha problemi economici, e la moglie lavora, si sente solo inutile. Allo stesso modo un tdg che smette di fare i discorsi dal podio, che perde la speranza futura del paradiso, il non sentirsi più un salvatore di vite umane, (quindi non necessariamente un giovane bamboccione), ecco questo crea un vuoto interiore, e alcuni per non arrivare a questa situazione rimangono dentro ai tdg ad ogni costo.
      Poi ho notato che ad alcuni sta bene che siano altri a dirigere la propria vita.

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  5. Ti ringrazio zero assoluto per le riflessioni che inevitabilmente emergono da ciò che ci hai scritto, ma credo proprio anche da di che non è scritto.
    Nella vita ognuno di noi decide d essere ciò che vuole anche inconsapevolmente, perciò concordo che si può decidere di essere Pupi, ma anche di essere Pupari, ed aggiungo si può decidere anche di essere... Spettatori... Figura alquanto controversa in questa tipologia umana ma che spettacolo sarebbe senza degl spettatori?
    E lo spettatore è un singolo individuo che non vive in branco, ma che esercita la sua libera scelta se soffermarsi davanti ad un teatrino o venirne via, ma mai di entrare a farne parte.
    Figura inquietante ma padrona della propria vita...
    Grazie ancora

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  6. Quello di non avere responsabilità è un problema comune a diversi TDG,indotto a assimilare ciò che è stato preconfezionato.
    Si evince per esempio dai commenti alla torre di guardia.
    Lo stile pappagallo imperversa,manca totalmente il pensiero critico
    Non a caso la totalità delle disposizioni non ha base scritturale, viene passato come qualcosa di indispensabile per "essere salvati"

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  7. O pupo, puparo o semplice spettatore, resta il fatto che queste sono le figure chiave dello spettacolo. Alcuni lavorano sul palcoscenici, altri no. Sta di fatto che, a differenza dei pupi le persone hanno la capacità di intendere e volere; la capacità di fare delle scelte ( quello che chiamiamo 'libero arbitrio'). Giudicare altri ed etichettarli come 'pupi' significa, presuntuosamente, sentirsi 'migliori di loro'; giudicarli mettendoci al posto di Colui che ha il 'diritto di giudicare'! Se lo spettacolo non piace non resta che una cosa da fare: "Andarsene!!!".

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    1. Non è sempre così semplice. Facciamo l'esempio di un nato e cresciuto TdG. Indottrinato fin da piccolo, avvertito di non leggere informazioni critiche perchè pericolose, inculcata sfiducia verso la sapienza del mondo, privato di una buona istruzione. Quanto a pieno e consapevolmente potrà usare il suo "libero arbitrio"? Ma metti pure che nonostante tutto questo si renda conto di non credere a questa religione e voglia lasciarla. Come il pensiero di perdere tutti gli amici e i familiari renderà possibile usare il suo "libero arbitrio"? Parlare è facile...

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    2. Ciao...sono anonima infelice...hai perfettamente ragione,prendi il mio caso,mia madre ha conosciuto la"verità"quando avevo 5 anni ora sono mooolto più grande...pur avendo capito perfettamente dove sono capitata per oltre 50 anni non posso uscirne...ho i figli dentro!! E così il mio libero arbitrio lo posso pure friggere!!😔😔

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  8. Anche "Padre Pizarro" ha aperto gli occhi:
    https://www.youtube.com/watch?v=tIdWKjo0tcA&t=300s

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