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“Non c’è nulla di male se una persona cerca di confutare gli insegnamenti e le pratiche di un gruppo religioso che ritiene in errore”.
(Svegliatevi! 8 settembre 1997, pagina 6)

"Nessuno dovrebbe sentirsi obbligato a seguire una forma di adorazione che considera inaccettabile o a scegliere fra le proprie credenze e la propria famiglia." (Svegliatevi! Luglio 2009 p.29)

mercoledì 23 dicembre 2015

Il bullismo in congregazione



nozioni di psicologia, ed applicazioni in congregazione: il bullismo (teocratico)


Il triangolo psico-drammatico o triangolo di Karpman 


Qualcuno di voi riconosce in questo schema se stesso o qualche parente o amico?

Il triangolo psicodrammatico o triangolo di Karpman è uno strumento di analisi ideato da Stephen Karpman per studiare i giochi psicologici che vengono messi in atto dall'essere umano per soddisfare principalmente il bisogno di riconoscimento. 

Si compone da tre ruoli: Persecutore, Salvatore e Vittima. 

“Di volta in volta tutti recitiamo le parti di Persecutore, di Salvatore, di Vittima; ma è anche certo che tutti tendiamo ad affrontare la vita facendo di preferenza i giochi da una posizione favorita. Non sempre è chiaro, a chi lo interpreta, quale sia questo suo ruolo preferito: può capitare che ci comportiamo in un determinato modo e abbiamo invece la sensazione di comportarci in un modo tutto diverso. Non è raro ad esempio, che una persona che si sente Vittima perseguiti in realtà chi gli sta attorno. E spesso è questo scambio di ruoli che crea un dramma” (James, Jongeward,1971).


I 3 ruoli di questo triangolo visti all'interno della congregazione...



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Come si originano le incapacità di relazionarsi e soprattutto i fenomeni di bullismo? Come riconoscere situazioni a rischio ? Come venirne fuori?

Studi da parte di psicologi hanno dimostrato come alla base dei nostri rapporti con colleghi sul posto di lavoro (e come parallelo con i fratelli della congregazione), ci siano le nostre esperienze e vecchi schemi di comportamento che abbiamo appreso nella nostra infanzia ( rivalità tra fratelli carnali, conflitti di autorità e di lealtà con i genitori...)

Cosa dovevamo fare da bambini per ricevere attenzione? Comportandoci in quale modo venivano prese sul serio le nostre necessità e quando invece venivano trascurate? Da allora possiamo aver adottato dei modi di comportarci che a causa della nostra imperfezione è difficile riconoscere e abbandonare. Tuttavia esserne consapevoli è importante perché questi ruoli, nascondendo e poggiandosi sulle nostre paure, debolezze e bisogni emotivi, sono dannosi sia per noi stessi sia per gli altri e ostacolano il progresso spirituale nostro e altrui. (Luca 4:32-35 ; 1Corinti 13:11)

IL triangolo
Un aiuto per riconoscerli è offerto da un concetto tratto dall'analisi transazionale, il cosidetto triangolo drammatico composto da tre ruoli: 1) ”Persecutore" o “Bullo” ; 2) "Salvatore" 3) "Vittima".

Salvatore
Il Salvatore sostiene : IO sono OK, TU NON SEI OK, perché svaluta le capacità dell’altro.
Un salvatore è colui che si sente superiore agli altri, che per questo offre loro il suo aiuto , i suoi consigli richiesti o non richiesti , convinto di essere indispensabile. In realtà, vive un cattivo rapporto con sé stesso e cerca di riscattare il senso di colpa o l’immagine negativa che ha di sé, con azioni meritorie. Il ruolo di Salvatore gli permette, infatti, di costruire una facciata di grandezza, generosità ed altruismo per coprire un senso d’inadeguatezza, d’inutilità e di vuoto.Anche se finge di non aver bisogno di nessuno, in realtà il Salvatore “dipende” dagli altri per ricevere gratitudine, riconoscenza e affetto . Ha una gran paura di essere abbandonato, di non essere riconosciuto nei propri bisogni e finisce per essere il primo a non riconoscerli mentre cerca di risolvere negli altri proprio ciò che farebbe bene a risolvere in sé stesso. Inoltre, offre il suo aiuto agli altri proprio lì dove questi farebbero bene ad aiutarsi da soli, assumendosi le loro proprie responsabilità. Invece sostituendosi a loro, ne svaluta le capacità di agire, pensare e gestirsi in modo autonomo. In questo modo conferma in loro, il loro senso d’impotenza e d’inadeguatezza e li mantiene nello stato di dipendenza e di Vittima. Può essere il caso di anziani con un forte senso da patriarca della congregazione, che avvicinano i fratelli con una paterna benevolenza, li lodano e stimolano, sempre se però rimangono dipendenti alla loro influenza.

Come si diventa Salvatore?
Si diventa Salvatore nel momento in cui il pensiero di salvare l'altro si vive come una vera e propria ossessione. Questo desiderio se spinto all'eccesso e dura nel tempo, assume la forma di una vera e propria persecuzione, che si manifesta col rigido controllo dell'altro: ecco che il Salvatore può facilmente trasformarsi in un Persecutore, specie se incontra una Vittima recidiva nel suo ruolo.
Il tipico messaggio del Salvatore, di fronte alle difficoltà esternate da una Vittima è: “prova...”, “potresti...”, “ti posso aiutare a ...”. Di fronte a ripetuti scambi in cui la Vittima risponde “sì..ma...”, “potrei, però...”, “non credo che tu possa aiutarmi...”, il Salvatore fa lo scambio di ruolo e diventa o Vittima (sentendosi incapace di aiutare l'altro) o Persecutore, irritandosi fortemente dell'aiuto rifiutato.
E’ facile comprendere come il ruolo di Salvatore spinga la persona a vivere il fallimento come un disagio proprio, una sconfitta personale, una perdita di significato della propria persona e della propria esistenza. Tutto questo risulta intollerabile e scatena una vera e propria disperazione “aggressiva”. La paura di non valere, di non avere diritto ad esistere, di non essere riconosciuto, proprio da chi avrebbe avuto il dovere di farlo, scatena una rabbia focalizzata verso il proprio interlocutore: è così che il Salvatore finisce di nuovo per assumere il ruolo del Persecutore.
esprime: bontà ed interesse
nasconde: bisogni personali e solitudine

Il Persecutore.
Colui che sostiene : Io sono OK, TU NON SEI OK. E' colui che la sa sempre più lunga degli altri, che tiene gli altri sotto pressione, che si diverte a fare osservazioni acide su di loro e che li svaluta con espressioni negative. Colui che diventa persecutore impara che se minaccia gli altri a sufficienza , faranno ciò che vuole lui. Perciò è sovente ipercritico e svalutante, stabilisce dei limiti di comportamento inutilmente restrittivi, oppure avendo il compito di far rispettare delle regole, sente sempre di avere un giusto motivo, un diritto acquisito ad imporsi sugli altri. Usando l’intimidazione e l’inquisizione, gioca un gioco manipolativo, che più che portare giustizia, serve a creare una corte di persone sottomesse da dominare ed usare. Sarcasmo, critica, giudizi forti e taglienti, atteggiamento supponente, sono le sue armi.
Il Persecutore per evitare di sentirsi Vittima induce gli altri ad assumerne il ruolo e creando in loro confusione e paura, li induce a fare alla fine ciò che egli gli ordina. Egli solo criticando gli altri può sentire di aver valore.
Anche questa posizione, seppur non visibile a prima vista, poggia su un enorme senso di disistima.
esprime: forza e aggressività
nasconde: debolezza e paura

La Vittima
Colui che sostiene : IO NON SONO OK, TU sei OK.
E’ il ruolo di colui che si sente inferiore, svaluta la propria capacità di pensare e di agire , che si adatta anche quando la situazione non lo richiede. Mostra agli altri le sue debolezze, e crede di dovere essere sempre un libro aperto e rendere conto di sé a tutti.
La Vittima sfrutta questa sua apparenza di inadeguatezza enfatizzandola ulteriormente per ottenere attraverso questa condizione, il massimo d’attenzione, di riconoscimento e d’aiuto dagli altri. La persona che assume questo ruolo tende a lamentarsi e non sa chiedere direttamente. E’ in continua posizione d’attesa e di pretesa dagli altri e rimane stupita e offesa quando gli altri non comprendono i suoi bisogni, quando non capiscono i suoi desideri inespressi. La Vittima può arrivare al punto di interpretare gli avvenimenti come ingiustizie che “tutti” fanno nei suoi confronti.
Si sente attratto e attrae un Salvatore, e cerca di far sì che questi si attivi nell'aiutarla. Tuttavia arriverà a colludere con il Salvatore per liberarsi dalle sue attenzioni esagerate e inutili che lo fanno sentire ancor più incapace di pensare ed agire in modo autonomo. Diviene bersaglio di un Persecutore il quale, criticandolo e maltrattandolo, lo convince sempre di più della sua inferiorità e delle sue insicurezze. Di conseguenza il Persecutore diviene la causa delle sue sofferenze e reagisce ad esso o con accuse o cercando di instillare in questi il senso di colpa.
esprime: dolore e debolezza
nasconde: forza

Come si diventa Vittima?
1)Si diventa vittima quando il desiderio di amicizia e intimità in tutte le nostre relazioni con gli altri ci spinge a non mantenere le giuste distanze ma a rivelare troppo di noi :dettagli privati, confidenze, progetti personali. Dovremmo riflettere attentamente su che cosa rivelare e a chi per non renderci vulnerabili e divenire oggetto di giudizi e pettegolezzi altrui.(Matteo 7:6) Sopratutto è indispensabile mantenerci sempre alla larga dai pettegolezzi non prendendovi mai parte, tenendo conto anche di quanto scoperto dagli psicologi americani secondo cui a livello inconscio si tende a trasporre le dicerie sulle persone che le diffondono, per cui se accusi qualcuno di una cosa corri il rischio che il tuo interlocutore arrivi a pensare la stessa cosa di te stesso. (Romani 2:1)

2)Si diventa vittima se non si riesce a riconoscere di essere manipolati da un Persecutore al quale si attribuisce un'autorità legittima e indiscussa.

3) Si diventa vittima quando il desiderio di essere benvoluti, di essere accettati e di avere un ruolo riconosciuto in un gruppo, ci spinge ad adattarci alle sue norme anche a costo di reprimere sé stessi, i propri bisogni , il proprio progetto di vita, la propria identità.In questa situazione, la paura di non essere più approvati e quindi di essere isolati ed abbandonati crea un'altra paura, quella di di sbagliare , finendo così in uno stato di dipendenza emotiva che spinge la vittima a chiedere di continuo rassicurazioni e conferme agli altri. Se poi dovesse sbagliare, si rafforza il suo senso di colpa che lo mantiene ancora di più nello stato di vittima.

Se ci riconosciamo in questi ruoli?
Come acquisire maggiore consapevolezza di sé, dei propri diritti, dei propri bisogni emotivi , valorizzare e avere rispetto per sé e per gli altri ,arrivando alla posizione vincente:
“Io sono ok , tu sei ok” ?

Salvatore
Il Salvatore ha bisogno di sviluppare fiducia in sé stesso, per ciò che è, e non per ciò che può fare per gli altri: la sua autostima deve far leva solo su sé stesso e non può appoggiarsi ai ritorni del mondo esterno.

Persecutore
Dovrebbe riflettere sull'esempio di Geova che è l'unico in assoluto che può sostenere di essere “OK” di fronte a tutti gli altri esseri viventi “Non OK”. Pur essendo il Creatore e avendo perciò il diritto legittimo di pretendere da noi ubbidienza assoluta, non ci impone né di amarlo né di servirlo . Ha piena fiducia in noi, rispetta il libero arbitrio e permette a tutti di godere della sua meravigliosa creazione invitando con amore chi lo desidera a conoscerlo intimamente.
Dovrebbe riflettere sull'esempio di Gesù che è venuto per servire e non per essere servito. Matteo 11:28-30, Filippesi 2:3-4

Vittima
Avanzare verso la maturità significa anche adottare un comportamento rispettoso verso il gruppo, ma senza rinunciare a sé. Vuol dire riconoscere come valido il proprio sistema di valori basato sulla conoscenza biblica di ciò che Geova considera giusto o sbagliato e sulla nostra coscienza ben addestrata. Vuol dire non avere più un bisogno spasmodico dell'approvazione degli altri ma liberarsi dai condizionamenti e dalla paura di infrangere le loro imposizioni e regole, capaci di far fronte al loro disappunto e alla loro delusione, sempre con mitezza e profondo rispetto.


Se riconosciamo di essere nelle grinfie di un salvatore, un persecutore o una vittima, come comportarci?
Nel caso che una Vittima voglia essere salvata da voi e trasmettervi i suoi problemi, resistete alla tentazione di darle qualche consiglio concreto. Piuttosto prestatele ascolto, mostratele comprensione per la sua situazione e riflettete insieme a lei su quello che potrebbe fare per aiutare se stessa. Ma in nessun caso offritevi come salvatore.( 2Corinti 1:24)
Se un Persecutore vi sta alle calcagna, parlategli direttamente. Fategli capire che avete compreso la sua intenzione, e ditegli quali sentimenti la cosa suscita in voi.(Per esempio : Mi sento messo sotto pressione da te . Non capisco perché tu ti comporti cosi. Me lo puoi spiegare?)Se vi è impossibile fermare il persecutore dovete proteggervi prontamente :"Questo non mi va ...Mi lamenterò se tu continui a parlare male di me".(Matteo 18:15-17)
Se un Salvatore volesse prendervi sotto le sue ali senza che glielo chiediate, non cedete alla tentazione di accettare il suo aiuto. Rifiutatelo ringraziandolo. Diversamente cadrete nella sua rete e vi farà sentire in obbligo.

Quali sono i benefici nel sapere riconoscere questi ruoli e lasciarli?
Analizzare noi stessi per vedere se stiamo ricoprendo questi ruoli ci permette di accertarci che i nostri motivi nel servire Geova siano davvero puri, che il nostro desiderio sincero ed autentico sia quello di piacere a Lui e cercare la Sua approvazione, perché lo amiamo profondamente. Inoltre ci permette di accertare che anche il nostro amore per il prossimo sia davvero altruistico e che implichi anche l'amore per sé stessi, anzi che da questo sia guidato per poter applicare al meglio Matteo 7:12 e poter servire con equilibrio e motivi puri i nostri fratelli.
Riconoscere questi tre ruoli negli altri può aiutarci ad andare oltre atteggiamenti e comportamenti, cercando di comprendere la vera origine di questi. Di conseguenza arriveremmo ad avere più empatia, a perdonarci più liberalmente, e magari a non prenderci troppo sul serio. La ricompensa è quella di riuscire a sopportarci meglio e riuscire ad amarci in modo più autentico e profondo nel rispetto anche di noi stessi . Allora potremmo veramente gustare la fratellanza e quella libertà che ci rende liberi.


da una collaboratrice

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Persecutore, vittima e salvatore: 

tre personaggi presenti anche nelle congregazioni.

Li avete mai notati?





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15 commenti:

  1. Un post inedito, preparato più di un anno fa e mai pubblicato. Ritratto psicologico di tre tipi di comportamento, e relativa applicazione in congregazione

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  2. in tutte le comunità chiuse questi ruoli diventano cancrene difficili da estirpare, in congregazione si mescolano con sensi di colpa, frustrazioni e quant'altro, che rendono particolarmente doloroso e difficile uscirne.
    Il fratello più debole sotto qualche aspetto diventa il bersaglio di un persecutore, o di un intero "clan" di persecutori...
    mobbing è una parola usata da Lorenz per indicare l'atteggiamento di alcuni uccelli per estraniare un loro simile. Ho visto galline che si accanivano contro una di loro, al punto che a furia di beccarla le estraevano gli intestini, l'allevatore doveva stare attento a riconoscere questo atteggiamento e pronto a sottrarre la malcapitata dalle sue amorevoli compagne.

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  3. A mio parere il vittimismo e deleterio. Chi perseguita prima o poi deve fare i conti con il perseguitato e il salvatore e meglio che si faccia i fatti suoi!!!! Cosi non esisterebbe questo triangolo!
    Perplessa

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    1. hai ragione cara Perplessa...il problema è farglielo capire!
      Ti abbraccio.

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    2. Ciao a tutti, molto interessante questo articolo. Devo dire che non volevo leggerlo perchè volevo ignorare l'esistenza di queste figure in congregazione. Purtroppo ho conosciuto un salvatore e devo dire che la descrizione è perfetta; unica cosa che ho notato: non è sufficiente "rifiutare ringraziandolo", a volte è necessario far notare che non ha davanti una vittima ma un fratello che come lui può comprendere i problemi dell'altro.
      Invisibile

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    3. Heila' salve invisibile ben svegliato e ben venuto nel club ma chi me l'ha fatto fare ;p cmq come diceva l'articolo non buttiamo via il bambino......tutto ciò è servito ci ha aiutato a migliorare la qualità della nostra vita!!
      Perplessa

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    4. Purtroppo ci sono cascato anch'io, sul posto di lavoro mi sono associato al branco come persecutore, quando me ne sono reso conto ci sono rimasto male, il peggio è che ci sono ricascato, poi ho dovuto lavorare sulla mia autostima per non desiderare più l'approvazione di tutto il gruppo, e così ho iniziato a stare dalla parte della vittima. Non è semplice però.
      Sono meccanismi di sopravvivenza.

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  4. questo post, a mio avviso, non è stato letto abbastanza !!

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    Risposte
    1. I casi di bullismo in congregazione esistono, non ai livelli delle scuole italiane, ma in forma di vessazioni e prese in giro, sopratutto tra i ragazzi nella fascia 12-16 anni. Le vittime sono quelli diversi, che se ne stanno tranquilli o non danno corda al leader di turno, che di solito è un furbetto/a figlio/a di anziano o nominato in vista. La sacralità della sala del regno sembra non generare in questi individui, alcun timore di fare qualcosa di sbagliato. La colpa spesso è dei genitori troppo impegnati nelle attività teocratiche tanto da non accorgersi dell'effetto negativo che i propri figli generano sugli altri giovani. Ci sono poi i ragazzi con personalità debole che stanno dietro a questi furbetti, e per non essere esclusi dal gruppetto fanno di tutto per compiacerli, a volte con comportamento da tipico branco. Già per aluni giovani è dura essere obbligati dai genitori a frequentare le adunanze, se poi sanno di trovare un ambiente ostile si chiudono ancora più in loro stessi. Ho notato questi episodi facendo l'usciere, ho provato a parlare ai due anziani padri dei furbetti ma in tutti e due i casi a distanza di tempo, mi è stato risposto che ci avrebbero pensato loro. Non ho visto grandi cambiamenti. Io ho avuto esperienza diretta di due figli maschi, ma so da quanto mi è stato raccontato che anche le ragazze tra loro non scherzano. Può anche darsi che siano casi isolati, bisogna vedere se qualcuno ha altri episodi da raccontare. Di solito si risolvono con l'età quando il persecutore o la vittima si sposano e cambiano sala del regno.

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    2. Io posso dire soltanto che i meccanismi sociali che si attivano nella congregazione sono deleteri, li ho osservati per 40 anni. Il brutto è che le persone non possono mandare gli altri a quel paese e tagliare i ponti, perchè " sono fratelli e bisogna mostrarsi amore".
      E così molti si rovinano l'esistenza inutilmente e la rovinano anche agli altri.

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    3. Molti in congregazione vivono una regressione allo stato infantile nei confronti degli anziani, che vengono innalzati al ruolo di salvatori.
      Molto spesso gli anziani non hanno le capacità per assolvere questo ruolo o semplicemente non hanno il tempo per farlo avendo altri impegni come la famiglia, il lavoro e le incombenze buro-teocrativhe; molto spesso non hanno voglia ma questo non è più un problema per me.

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    4. La domanda che tutti coloro che rimangono dentro, nonostante tutto quello che sanno ...
      SENTIRSI INTRAPPOLTI, MA NON FARE NULLA SE NON LA SOLITA ROUTINE.
      Uno psichiatra ha formulato la domanda: TU COSA VUOI?
      uno specialista (Xavier Sullivan) ha affermato:
      "chi cerca risultati duraturi ha il coraggio di aprire la mente"!
      Tu che sei in questo limbo, fatti questa domanda: tu cosa vuoi?

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    5. coloro che rimangono dentro ma continuano a rimuginare, non porta da nessuna parte. Essere una vittima è una scelta!
      Vuoi veramente andar via? Agisci

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  5. Per chi vuole approfondire l'argomento dei giochi sociali, c'è il libro di thomas harris "Io sono ok, tu sei ok".
    Per chi si deve costringere a frequentare ancora almeno potrà divertirsi a scoprire i vari ruoli che gli altri interpretano....

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  6. @ è un post molto bello e poco commentato , in realtà tutto lo spaccato di quello che molti di noi hanno visto nelle congregazioni , come credenti eravamo invitati a fare un certo tipo di azioni , a spogliarci della vecchia personalità ed a rivestirci della personalità di Gesù in vera Giustizia e Lealtà , davvero non ce lo vedo rappresentato da queste tre personalità. Vittima e persecutore no anche se molte volte ho sbattuto in faccia senza mezzi termini a certi fratelli che sorta di individui erano e che razza di ipocrisia riflettevano.Salvatore spesso , per la pena che provavo nel veder persone annegare nei loro mali , sbagli ed ignoranza , e non perchè ero meglio di loro ma per sperienza di vita e per conoscenza.
    In realtà spesso sono quelli che hanno bisogno di essere salvati e realmente aiutati che non si lasciano aiutare , quando si diventa maturi e ricchi di giorni , credo che la vita te ne abbia insegnate abbastanza dal non peccare di presunzione ed arroganza, un genitore asennato è un Salvatore ? una persona che sà in che guai ti stai cacciando e cerca di farti rinsavire è un salvatore ? spesso forse qualcuno è diventato un impiccione ficcanaso , anzi molti volevano insegnarti a vivere secondo le loro coscienze , ma raramente ho visto quel chi sa fare del bene e non lo fà pecca , ho guardare con interesse personale anche alle cose degli altri . Personalmente il mio altruismo ed empatia mi è costato sberloni e delusioni immense , sopratutto ho visto uno scarsissimo coraggio a mettersi in gioco e rischiare la propia zona comfort per aiutare gli altri , in ogni congregazione c'erano sempre quei pochi che si facevano in quattro per i fratelli e spesso stavano indigesti con il loro scomodi esempi anche agli anziani .Non era essere un TDG che faceva di molti una persona migliore ,Paolo parlava in una toccante scrittura che :..... non era Giudeo colui che lo era di fuori ne è circoncisione quella che è di fuori nella carne . Ma è Giudeo colui che lo è di dentro , e la sua circoncisione è quella del cuore , mediante lo spirito e non mediante un codice scritto .Romani 2:25-29

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